Pubblico un commento lasciato da un anonimo su un mio post datato domenica 28 novembre. Mi ha profondamente colpito. Lo pubblico, non tanto per le novità che apporta alla discussione: qualcuno già fece le sue stesse osservazioni, ma per l'umanità di cui è portatore sano e non contaminato da quel cinismo che spesso, io per primo, come blogger, utilizzo sulla pelle altrui. Per questo mi scuso con lui.
"Sono il figlio di uno dei tre alpinisti uccisi sabato dalla slavina sul Mortirolo.
Tutti e quattro gli alpinisti coinvolti andavano in montagna da anni.
Tutti e quattro avevano pianificato i percorsi della giornata a tavolino.
Tutti e quattro hanno scelto un percorso alternativo perché lo conoscevano meglio e perché lo ritenevano più sicuro.
Tre di loro sono tornati a casa in una cassa ed uno è tornato distrutto.
Non so dirvi nulla più di questo.
Amo la montagna ma non sono un alpinista come invece lo era mio padre.
So solo che mio padre, con il quale ho da sempre condiviso la passione per la subacquea, era una persona prudente, mai avventata e che spesso ho visto fermarsi laddove non riteneva fossero soddisfatte tutte le condizioni di sicurezza.
Se questa volta invece non è tornato indietro posso solo immaginare si fosse sentito sicuro.
Per quanto riguarda i costi di recupero, che tanto vi preoccupano, tutti e tre erano iscritti al CAI e quindi assicurati. Nel caso non fossero stati iscritti i costi sarebbero stati a carico delle famiglie".
13 commenti:
caro GIANS, questo fatto ci insegna che anche nello scrivere un post bisogna essere molto prudenti. Tanto quanto scalare una montagna o andare in fondo al mare.
Si rischia una slavina emotiva.
All'amico anonimo vanno le mie condoglianze.
il figlio, rimasto orfano, ha il mio abbraccio di comprensione (da un'amante della montagna, pericoli compresi)
l'amico Gians ha il mio abbraccio d'amicizia
hai fatto una bella cosa, scrivendo questo post
(ti voglio bene)
Arci, lo terrò a mente.
Ww, ricambio.
Erano in regola, quindi. Bene.
Che asciuttezza, complimenti.
Io non sarei riuscito a non essere risentito.
Da amante della montagna e da escursionista "della domenica", non posso che associarmi alle condaglianze per l'autore del messaggio. Causa lavoro, ho letto molto sui giornali lombardi della tragedia del Mortirolo. E' stata una bruttissima disgrazia. Non si hanno parole di fronte al malvagio fato.
Poiché anch'io vado in montagna, e a volte ho rischiato, dico la mia. Secondo me, il post originale di Gians non è da buttare via, anche dopo le precisazioni dell'anonimo.
Gli scialpinisti morti saranno anche stati prudenti, ma è chiaro che non lo sono stati abbastanza. La questione è, mi pare, se uno ha diritto di essere poco prudente. Io so che, tutte le volte che ho rischiato, ho sentito un grande rimorso, che non era lenito dal fatto di essere assicurato.
A Marcoz, rip, Il male, Erasmo, grazie.
questo mi era sfuggito, colpisce anche me, ciao teppa
:)
E' passato ormai un mese e mezzo da quando quella valanga ha travolto ed ucciso mio papà.
Solo oggi sono tornato a leggere quel post e questa risposta della quale ti ringrazio.
Le notte passate a pensare ai "se" ed ai "forse" sono state molte, ma di una cosa sono sicuro: se avessero avuto l'attrezzatura di sicurezza con se forse avrebbero potuto salvarsi.
Non l'avevano.
Saluti,
Alessandro Lazzarini
Alessandro, mi fa piacere che tu sia tornato a leggere la mia risposta e credimi mi sono quasi commosso per le tue parole di oggi.
ps, ma tu hai un blog?
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