venerdì 24 aprile 2009

Libera satira




La domanda se esistano i famosi "limiti della satira", dettati da qualche autorità non ancora identificata oppure autoimposti, è tanto vecchia quanto irrisolta. Tanto che possiamo ben dire che no, non esistono limiti codificati o codificabili. Mutano e si spostano tanto quanto i "limiti del pudore", che assecondano oppure contraddicono le sensibilità sociali e individuali, i tabù di gruppo e di casta, le suscettibilità culturali, politiche e religiose. Ciò che diverte qualcuno offende altri. E rispetto a svariate e delicate faccende di interesse pubblico, l’eterno dibattito è tra chi ritiene improprio e volgare parlarne con i piedi nel piatto, e al contrario chi considera scandaloso e vigliacco non farlo... Saremmo, dunque, tipicamente nel campo del relativismo etico. Ognuno si arrangia e giudica, lungo il confine sempre labile (cioè: labile da sempre) che separa il dileggio dalla diffamazione, l’acutezza critica dall’oltraggio insopportabile. La lingua batte dove il dente duole, e se domani un qualsiasi vignettista, disegnasse un milite ignoto con il viso di Berlusconi, nessuno dovrebbe indignarsi, ma semplicemente chiedersi, come mai tale viso sia stato capace di sostituirsi anche a quello della ragione. Auguri di buona liberazione: La prossima.


Chi deve ?




Mi si chiede a gran voce d'esser più leggero, ci provo ma sappiate che è lo stomaco, più che la mente, a prendere il sopravvento. Lascio queste due righe, spero leggere, spero inutili e da non riscrivere.

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A dimenticare che siamo solo uomini

voi sulla gomma a sprofondare nell' onda,
noi ad aspettare e contare quante manette possano servire
voi che la cresta dell'onda è troppo alta e vi nasconde il sogno,
chi negherà che siamo uomini comuni
e nulla ci appartiene.