venerdì 12 dicembre 2008

Pigne in testa




Quando ero ragazzino, a Natale all’interno della pineta sul lungomare si potevano osservare decine di famigliole, segare amabilmente qualche ramo sufficientemente dritto da poterne ricavare un dignitoso alberello. Non ricordo, se fosse anche allora la crisi economica, o la del tutto inesistente cultura del verde pubblico a far compiere tali scellerati gesti. Tuttavia la festa delle radici cristiane, nella quale si celebra la decisione di Maria di portare a termine la gravidanza, è stata via via distorta lungo i secoli dalla propaganda di sinistra, che ci ha aggiunto la stucchevole retorica della miserabile capanna. Nella realtà storica, Gesù nacque in una confortevole capanna a schiera condonata (con angolo di cottura e posto-asino, a soli dieci minuti da Arcore centro) e la sua famiglia non era affatto povera, solo vessata dai giudici. Bene l'albero, indiscusso simbolo celtico, purché si evitino gli orribili abeti di plastica made in China, meglio a questo punto un ramo segato dalla pineta. Male il bue e l'asinello che alludono alle unioni di fatto, malissimo il presepe napoletano, con tutti quegli sfaccendati che stazionano per due settimane nel muschio e nella bambagia senza produrre reddito. Ma poiché viviamo in un´epoca bulimica, nella quale ogni festività, diventa quantità da ingurgitare, e ogni assaggio indigestione, come è mio solito la vivrò sobriamente, non certo purificato, amo sentirmi moderatamente contaminato perché ritengo che vivere e contaminarsi (e consumarsi, perché non dobbiamo essere avari) siano quasi sinonimi.