lunedì 9 febbraio 2009

Tappi al naso




Il dibattito pro e contro il "declino italiano" si alimenta di dati, ragionamenti e confronti su quanto si produce, si esporta, si importa, si compra e si vende. Ma un minuto di semplice riflessione, verso le continue aggressioni all’attuale forma repubblicana da parte di questo governo, dovrebbe, per ogni italiano di qualche dignità e di qualche pensiero, mandare all’aria qualsiasi analisi pacata. La pura sofferenza civile, il senso di impotenza politica non sono leggibili nei tabulati. Non sono numeri, non sono diagrammi, sono malessere puro, umiliazione. Ma incidono, eccome, sull’umore della comunità. Il "declino italiano" è soprattutto psicologico, sfugge alle griglie degli analisti economici. La diffusa sensazione di malessere non riguarda i soldi in tasca, o i conti con l’estero. Tanto è vero che ora non sto a chiedermi dove siano finiti i miei risparmi lasciati in una polizza assicurativa, ora ho capito che hanno la medesima fine della costituzione, e del diritto di ogni individuo ad autodeterminarsi e cioè a puttane.