domenica 24 maggio 2009

Fraternitè ?




Se tutto diventasse “normale, civile, democratico”, su cosa appunteremmo i nostri “impellenti bisogni di critica”? Concordo con lui, per questo da qualche post concentro la mia critica a qualche palmo oltre il mio naso, perchè se è vero che il nostro è un "paese" di merda, vero è, che qualche puzza arriva con il vento maestro, lo faccio a modo mio: Gli intellettuali francesi attendono con preoccupazione la sentenza a Rio dell'ex terrorista Cesare Battisti, e si sono offerti di scrivere loro, una frase a testa, il capitolo conclusivo dell'ultimo romanzo del latitante, lasciato incompiuto. Dai tempi in cui definirono Bologna "capitale mondiale della repressione" (la definizione fu di Felix Guattari e Maria Antonietta Macciocchi dopo avere pagato 25mila lire per un piatto di tortelli in brodo, nel 1977), gli intellettuali francesi non hanno smesso di occuparsi della grave situazione del nostro paese. Due i principali capi d'accusa che da Parigi muovono a Roma: non avere ghigliottinato il re dopo il referendum, o almeno Aldo Moro dopo il rapimento, e la totale assenza, nella Costituzione, di norme specifiche in favore degli scrittori di noir. L'ex capo di un gruppo armato alternativo, Gilberto Curcio meno noto del fratello Renato, si proponeva di abbattere lo Stato con assalti all'arma bianca. Fu arrestato mentre caricava una colonna dei carabinieri con la sciabola sguainata. Ancora oggi sostiene che la lotta armata fu sconfitta a causa della mancanza di una cavalleria efficiente. Evaso dall'Asinara grazie alla complicità di un secondino che non sopportava più i suoi racconti di duelli, è rifugiato a Parigi e scrive libretti d'opera di grande successo, quasi tutti musicati da Bernard-Henri Lévy. Ha aperto una piccola libreria sulla riva della Senna, specializzata in pubblicazioni sulle armi da taglio, molto frequentata da macellai, maître di ristorante e chirurghi. L' unico ex terrorista italiano molto malvisto dalla comunità intellettuale di Parigi è Furio Treccani perché ha aperto una pescheria invece di una piccola libreria. Ricchissimo grazie alle ostriche, gentile con tutti, ha cercato di farsi benvolere dedicandosi alla letteratura, ma i suoi racconti sulla pesca sono di pessima qualità e le poche copie stampate, sistemate tra le cassette di calamari, hanno un odore disgustoso. Soltanto Bernard-Henri Lévy, per solidarietà, ogni tanto ne acquista una per incartarci le cozze. Treccani, fallito come scrittore, ha provato a ripiegare sulla correzione di bozze, correggendo i dattiloscritti degli altri latitanti. Ma è così negato che non si accorge dei refusi e anzi aggiunge di suo pugno gravissimi svarioni, imbrattando i fogli con schizzi di nero di seppia. Gli intellettuali francesi, assieme alle gilde dei pescivendoli, ne chiedono insistentemente l'estradizione. In Italia ci si deve turare il naso, ma sia chiaro, la puzza è planetaria.