venerdì 23 luglio 2010

Bucarest solo ritorno




Non saprei voi ma a me, la parola "propaganda" ogni volta che la sento mi puzza di vecchio, di termine naftalinico, d'inchiostro al piombo di balconi arrugginiti, di piazze gremite, ti tivù a due canali, di logge massoniche di infima specie. Insomma un vocabolo da affidare sotto chiave all'accademia della crusca solo per mantenerne la memoria. Mi risuona ancora in mente, forse perchè dopo una lunga chiacchierata, con il mio collega Gabriele appena trasferitosi in Italia dalla sua ex sede di Bucarest, ai suoi racconti sulla Romania non riuscivo ad associare altro. Per lui invece sino all'89' era cosa normale che la tivu, fosse solo pubblica e dal palinsesto limitato ad un telegiornale era cosa scontata che i suoi viaggi fossero limitati al blocco sovietico. Mi dice: Solo nell'84 mi resi conto dopo l'arresto di un mio fratello che qualcosa non andava. Con la mia solita curiosità gli ho chiesto cosa avesse fatto. E lui: Ascoltava Radio Free Europe. Ecco a volte per capire meglio a cosa non si può rinunciare, si devono ledere le libertà di chi, da troppo per scontato di meritarsela a vita.