venerdì 27 febbraio 2009

Picche




Se ho capito bene (e temo di avere capito bene), la politica italiana sta chiedendo ai vescovi il permesso di legiferare in tema di diritti civili. Evidentemente rappresentare la totalità dei cittadini elettori non è ritenuto abbastanza autorevole. Al contrario le gerarchie cattoliche (che non sono elette da nessuno, e comunque parlano a nome di una parte soltanto del Paese) si esprimono con la sicurezza e la determinazione di chi è convinto di incarnare il bene comune. Anche quello degli atei, o dei tanti cattolici di diversa opinione. Anche il mio, anche il vostro: i vescovi sanno di che cosa abbiamo bisogno. Così assistiamo all’umiliante spettacolo del capo dello Stato che, con urbanità perfino eccessiva, propone alla Chiesa dialogo e compromesso e quant’altro. E il capo della Cei che risponde picche, con un rovesciamento impressionante dei ruoli e dei poteri, come se ad avviare o stoppare gli iter legislativi fossero i vescovi. Il tutto (lo Stato) che si piega a una parte (la Chiesa). Cesare che rinuncia, lui per primo, a darsi quel che è di Cesare. Non sono mai stato anticlericale, e alla mia età preferirei non diventarlo. Ma se mi capitasse, la colpa sarebbe di una politica che si dimentica di rappresentarmi. E mi costringe a rappresentarmi da solo.

martedì 24 febbraio 2009

Know-how meneghino




In questi giorni plumbei, in questo clima greve e pericoloso, confesso di essere debitore al premier del solo istante di ilarità che sono riuscito a concedermi. È stato oggi, quando Berlusconi, nel corso della conferenza stampa sull'accordo italo-francese sul nucleare ha dichiarato: "Ho colto l'intenzione di Sarkozy di aumentare le attività comuni". Il discorso da brividi che lo mette in rotta di collisione con quella parte di italiani, che sul nucleare già si era espressa fino al "know-how" che Sarkozy metterebbe a disposizione italiana. "Know-how", specie se pronunciato con la forte cadenza meneghina del premier, diventa un termine da magazziniere di una ditta di ferramenta. Berlusconi probabilmente avrebbe preferito di gran lunga sapere come sia la Bruni sotto le lenzuola o altro, ma il suo animus aziendalista, come sempre gli accade, ha avuto la meglio. Posto che sia un eversore, un aspirante dittatore (anzianotto, ormai: o si sbriga o non farà più in tempo) o semplicemente un demagogo autocrate, uno che parla di energia pulita a riguardo del nucleare, è destinato a rimanere, idealmente, ancorché multimiliardario, un milanese che lavora in ditta. Non so dire se questo sia solo il dettaglio comico di una possibile tragedia, o il limite che impedirà alla tragedia di compiersi, conservandoci a lungo in spettatori dell'ennesima strafottenza.

Nota personale: Ci penso da qualche giorno, da quando ho sentito la vicinanza di una data per me importante, ma poi mi sono detto che in fin dei conti ogni anno, ogni mese, ogni giorno minuto o secondo spaccato in due, è sempre stato come il primo timido filo di voce che mi ha cambiato la vita. Un anno ad oggi, mi pare un secondo, anzi, quello che lo divide.




lunedì 23 febbraio 2009

DDT



Il termine “fuoco amico” fa parte delle più antiche e solide tradizioni americane, come il barbecue e la torta di mele. Le sue origini sono molto remote: secondo alcuni storici il primo caso di fuoco amico si verificò quando il reverendo Marchetto, appena sceso dal Mayflower, ebbe una disputa teologica con altri padri pellegrini a proposito del concetto di predestinazione. Per dimostrare che tutto avviene per volontà di Dio, Marchetto sparò due colpi di spingarda a occhi chiusi, centrando il cardinal Bagnasco e la concubina appena ventenne. Altre fonti citano il caso dell'anziano pistolero Buddy Maroni (detto “Cataratta”), che durante un duello sulla strada principale di Arcore City uccise nove camicie verdi convinto che fossero banditi rumeni. “Erano sagome piccole e grasse, e giurerei che avevano i baffi”, si giustificò Buddy dopo la sparatoria, quando venne informato che non solo erano camicie verdi, ma non si trovava neppure ad Arcore City, bensì nella mensa di un un festoso raduno a Ponte di Legno. Questo per quanto riguarda la leggenda, nella realtà si tenta d'usare il DDT a finestre chiuse, il rischio è quello di rimanerci tutti secchi.


sabato 21 febbraio 2009

Keplero




La Nasa sta per lanciare il suo telescopio "Kepler" alla ricerca di un'altra Terra, ci si augura in tanti, che la santa sede non la abbia già trovata.

Buon weekend.

giovedì 19 febbraio 2009

Baffi umidi




Tra lacrime sopra i baffi e risatine sotto, la sinistra italiana festeggia la sua cinquecentesima scissione. L'evento, solenne, è già stato inserito nel Guinness dei primati tra le voci “l'uomo che ha mangiato più angurie in un'ora” e “il pettine più lungo del mondo”. Verrà ricordato dalle Poste italiane con l'emissione di un francobollo da 10 centesimi diviso in due parti da 5 centesimi l'una, che si potranno acquistare solo in tabaccherie diverse. Il francobollo raffigura uno squilibrato intento a mozzarsi un arto con una roncola, tra gli applausi di una piccola folla entusiasta. Subito dopo i festeggiamenti verranno presentate le nuove costole della sinistra (sinistrata) si parte dal Partito molto Democratico i suoi 16 iscritti si salutano levando in alto il pugno chiuso che racchiude una falce e un martello. I continui incidenti sugli autobus, e i conseguenti battibecchi con gli altri passeggeri, hanno convinto la direzione del partito a riformare il saluto, consentendo, in presenza di folla, anche la forma ridotta: pugno chiuso senza falce e martello, però cantando per intero l'inno ufficiale “Bandiera rossa rossa”, segue a ruota il Partito di Unità Scissionista è stato fondato in esilio dai fratelli Ulrico e Manrico Togliti, (cognome storpiato da un ufficiale d'anagrafe notoriamente di destra). Ma la vera speranza sta nel Nuovo PidYes nato oggi dalle ceneri del PD, si propone di raccogliere gli ex pidiessini desiderosi di riaffermare la tradizione pidiessina. L'inno è “Mondo pidiessino”, la rivista ufficiale “Essere pidiessino”, il programma è in fase di completamento ma gli analisti politici prevedono che sia identico a quello del vecchio pidiesse. Il nuovo pidiesse gode dell'appoggio dei principali logopedisti italiani, che hanno inserito la parola 'pidyes' tra gli esercizi obbligatori per il recupero dei verbo-lesi.

martedì 17 febbraio 2009

Canditati impresentabili




Visti i recenti risultati elettorali in Sardegna a brevissimo si terrà a Roma la prima convention nazionale dei Candidati Impresentabili. Sono individui di entrambi gli schieramenti che, a causa delle loro posizioni politiche dissennate, e spesso anche del loro aspetto fisico ripugnante, sono stati espulsi dalle liste elettorali. Molti di loro si sono serviti al buffet mangiando con le mani e hanno molestato le hostess. Dopo una intensa giornata di discussione, interrotta da frequenti sparatorie, gli Impresentabili hanno deciso di dare vita a una lista unitaria, la Lista Impresentabile. Il principale candidato alle prossime europee sarà di certo Adolf Mussolini, parente alla lontana del Duce, è uscito dal Nuovo Msi per fondare il Nuovo Nuovo Msi, formazione così radicale che i suoi membri partecipano alle riunioni con le cuffie sulle orecchie per non spaventarsi per quello che dicono. È stato ricevuto da Berlusconi e si è presentato a Villa certosa in uniforme nazista, entrando nello studio del premier a bordo di un sidecar e facendosi fotografare con lui in mezzo a una muta di dobermann. Ma Berlusconi non ricorda di averlo mai incontrato. Segue a ruota Luca Checasini leader dei disobbedienti, è diventato celebre riuscendo a fermare una colonna dei carabinieri mordendo le gomme del gippone di testa. Al momento resta fuori un certo Walter Scesodaitroni a cui è stata suggerita una candidatura presso la sede staccata Venezuelana.

lunedì 16 febbraio 2009

Migliaia di alabarde




Poiché - da tempo - mi tocca consolarmi con molto poco, ho avuto un moto di sollievo leggendo le misurate parole del sindaco Alemanno a proposito di violenza e stupri. Benché il nostro premier ami circondarsi di famigli, portavoce, reggicoda, maggiordomi, in una sola parola di dipendenti, evidentemente non è ancora riuscito a pagare personalmente lo stipendio alla totalità dei suoi alleati. Qualche uomo di Stato attinge ancora il proprio reddito dalle casse italiane (per questo, del resto, vanno difesi i dipendenti pubblici) e non direttamente dal padrone d’Italia. Tra questi deve esserci Alemanno, che alla notizia di una sua "convocazione" a corte per ricevere istruzioni circa l’ordine pubblico, ha cortesemente fatto presente che il sindaco è lui e dunque rivendica una qual certa competenza, e responsabilità, su quelle forze del disordine chiamate ronde che Berlusconi e Maroni vorrebbero disporre qua e là per l’Italia come il bambino, durante l’estasi ludica, fa con i soldatini. Non ho un’opinione precisa di Alemanno, ma in compenso ne ho una precisissima sui Berlusconi e Maroni. Il mio pregiudizio nei loro confronti è oramai così robusto, e forse irragionevole, che se le eventuali manganellate fossero le manganellate di Alemanno e non quelle di Berlusconi, direi, a costo di mentire, che sono meno dolorose.

sabato 14 febbraio 2009

Canapè




I cosiddetti “atei devoti” rappresentano, insieme ai punkabestia e ai tatuati, uno dei più singolari fenomeni antropologici della nostra epoca. Tanto che il marketing sta studiando, come per i gay, una serie di proposte commerciali apposite. Si va dalle vacanze a Lourdes e Fatima, ma con accompagnatrici ninfomani, a cappelle laterali riservate, nelle chiese, per seguire la Messa fumando sigari cubani sdraiati su comodi canapé e leggendo “Chi”. In realtà, secondo alcuni studiosi, gli atei devoti non sarebbero che una variante più trendy di un gruppo sociale numerosissimo in Occidente, quello dei cristiani che se ne fottono. Gli autentici iniziatori dell'ateismo devoto furono alcuni papi rinascimentali, che trombavano come ossessi prima e dopo ogni cerimonia religiosa e facevano il bagno nelle tinozze di monete d'oro come zio Paperone. Soltanto uno di loro, un Borgia salito al soglio con il nome di Papa Silvio I, nominò Dio in una sua enciclica, ma era solo un'esclamazione (“Dio, quale maraviglia le femmine ignude e il mio Kaka che fa gol a San Siro!”). Si badi bene, agli atei devoti non è mai fottuto nulla dei temi etici, infatti la loro smania di infilare corpi estranei nei corpi altrui, e solo un mezzo neanche troppo velato, di ribadire i loro deliri di onnipotenza.

giovedì 12 febbraio 2009

Cacchio cacchio




Il capro espiatorio è una figura sacra. Guai a chi lo scredita: il suo sacrificio rituale assorbe e rappresenta il bisogno di purificazione della comunità intera. Benvenuto, dunque, al Festival di Sanremo, che ogni anno, alla vigilia di primavera, sale sull´altare del ludibrio collettivo, e buono buono, umile umile, si lascia sgozzare tra i fiori e le contumelie. Non esiste chi ne parli bene. Gli intellettuali ne scrutano le viscere riconoscendoci la colpa irredimibile del cattivo gusto popolare, e si radunano a crocchi per sghignazzare, da quei superbi che sono, sulla minorità della cultura di massa. Il popolo assiste lieto alla gogna sfibrante di cantanti e conduttori, vallette e ospiti, come da sempre il pubblico delle esecuzioni, felice del supplizio altrui, e commenta il crollo dei rimmel, l´infortunio estetico, la stecca, la battuta goffa, l´ospite loffio, con consumato cinismo. I cantanti "da Sanremo" ci vanno con finta mansuetudine, come a un tardivo provino imposto dalla professione, in realtà immalinconiti dall´invidiosa coscienza che i più bravi disertano da secoli il palco dell´Ariston. Intanto Bonolis, che nel 2005 dichiarava, che la vera musica "scorre altrove" anche quest'anno zitto zitto cacchio cacchio, si porta via il suo milione di euro e buonanotte ai suonatori.

martedì 10 febbraio 2009

Becchini obiettori




Nelle capacità morali e legali di questo paese il signor Englaro vi ha confidato troppo. Esporsi al giudizio delle persone è di per se un atto coraggioso e nobile, ma se queste persone e questa comunità sono dominate dalla fede e non dalla scienza, dalla superstizione e non dalla realtà, quanto può valere il suo giudizio? Al momento non sono a conoscenza di gilde di becchini obiettori di coscienza, ma vuoi vedere che il vaticano una ultima carta se la gioca.

lunedì 9 febbraio 2009

Tappi al naso




Il dibattito pro e contro il "declino italiano" si alimenta di dati, ragionamenti e confronti su quanto si produce, si esporta, si importa, si compra e si vende. Ma un minuto di semplice riflessione, verso le continue aggressioni all’attuale forma repubblicana da parte di questo governo, dovrebbe, per ogni italiano di qualche dignità e di qualche pensiero, mandare all’aria qualsiasi analisi pacata. La pura sofferenza civile, il senso di impotenza politica non sono leggibili nei tabulati. Non sono numeri, non sono diagrammi, sono malessere puro, umiliazione. Ma incidono, eccome, sull’umore della comunità. Il "declino italiano" è soprattutto psicologico, sfugge alle griglie degli analisti economici. La diffusa sensazione di malessere non riguarda i soldi in tasca, o i conti con l’estero. Tanto è vero che ora non sto a chiedermi dove siano finiti i miei risparmi lasciati in una polizza assicurativa, ora ho capito che hanno la medesima fine della costituzione, e del diritto di ogni individuo ad autodeterminarsi e cioè a puttane.

sabato 7 febbraio 2009

Prostitute di stato




Non sappiamo in quali condizioni - con quanti lividi, quante amputazioni - uscirà dal suo iter parlamentare il DDL sul caso E.E. Nel frattempo, credo ci si debba complimentare con le giovanissime signore ministre Meloni e Prestigiacomo (in ordine alfabetico) per avere sbrigato con relativa rapidità, una pratica tanto spinosa. Secondo me dev’essere andata più o meno così: si sono chiuse a doppia mandata in uno stanzino e si sono dette, reciprocamente: “Senti, cocca. Qui dobbiamo uscirne vive. Tutte e due. Fuori ci aspettano orde di custodi della fede pronti a farci gavettoni di acqua benedetta, laici incazzatissimi, libertini organizzati nostri unici sostenitori. Ognuna di noi due ha i suoi precettori morali in attesa di impallinarla. Dunque rimbocchiamoci le maniche, ordiniamo molti caffè e mettiamoci al lavoro. O si fa questa legge o si muore”. Tutto sommato ce l’hanno fatta, e la domanda inevitabile è, se due donne, coetanee della povera Eluana, giovani e belle, famose e di potere, mamme o future mamme ( loro si che possono) non capiscono quanto sia importante per una donna non tanto il potere di cui loro "godono", ma la bellezza della vita e di poter mettere al mondo un figlio e stringerlo fra la braccia, se non capiscono questo, è giusto che continuino a lavorare per il loro protettore.

mercoledì 4 febbraio 2009

Ingerenze e cappellini




Dopo la dura presa di posizione del papa nell'angelus domenicale, in tema di eutanasia e diritti dei malati (che siano vivi o morti poco importa) , la Santa Sede ha reso noto i prossimi incontri di Benedetto XVI. l'agenda è fittissima, e prevede nell'ordine i vertici di Bankitalia, ai quali il papa illustrerà la sua posizione contraria sui bond e giudica insufficienti le misure antispeculative su Cct e pacchetti immobiliari. Il governatore di Bankitalia, per ringraziarlo dell'interessamento, gli farà dono del prezioso Borsalino color avorio indossato da Rockefeller all'inaugurazione di Wall Street nel 1922. Seguiranno le forze armate con gli Stati maggiori delle diverse armi saranno ricevuti dal pontefice, Sua Santità traccerà, con stringati tratti di pennarello, le principali linee strategiche sui fronti caldi del Pianeta. Il Vaticano è infatti profondamente scontento della linea di condotta della Marina e dell'Esercito. L'uso della fanteria, senza adeguato appoggio dell'artiglieria leggera, e stanti le attuali lacune di fureria e di vettovagliamento, inaccettabile la condotta della Marina: lo scarso uso dei cacciatorpediniere e la manutenzione carente dei sommergibili verrà rimproverata dal Papa agli ammiragli presenti. Nell'occasione, gli verrà regalato il tipico copricapo da Gran Commodoro con calamari e polipi intarsiati sulla falda. Sarà poi la volta dell'incontro con il mondo della moda, esclusi a priori Dolce&Gabbana per le loro tendenze da vecchie checche recidive, il papa darà nelle mani di Podda&Gaviano di recente riconvertiti alla normale sessualità, una serie di suoi schizzi nei quali corregge alcune tendenze gravemente errate. Perché, per esempio, insistere sugli spezzati e non puntare sul ritorno della tinta unita? Grati dell'interessamento, gli stilisti regaleranno al papa una riedizione del maestoso cappello “a carrozza”, con rotelle funzionanti e visiera di cristallo di Boemia, già indossato da Giulio II durante la Quaresima. Potrei continuare a lungo, ma permettetemi di dire che non riesco ad avere più di tanta fantasia, non sulle ingerenze possibili, e neanche su quelle future

lunedì 2 febbraio 2009

Straparlanti




Non sono mai stato un estimatore di Grillo, il concetto di "antipolitica" contiene tutta la vaghezza del populismo, e per questo non concepisco chi afferma che i politici siano tutti uguali. Questo è un falso e Giuseppe Grillo in arte Beppe lo sa bene, e ha sfruttato l'onda fino ad aggiudicarsi il 7° posto della classifica di Forbes sui siti più cliccati al mondo. Fino a quì va tutto bene, con il blog ci sa fare e si vede, il difficile, per Grillo e per il "suo" movimento, è proprio la natura rudemente politica delle richieste messe in campo che non consente comode ritirate nel mugugno o nello sberleffo. Si può essere genericamente riottosi o anche furibondi nella critica, ma una volta che l’umore raggrumato attorno a un leader popolare si fa piazza, si fa raccolta di firme, si fa manifestazione da titolo di telegiornale, muta la natura stessa della mobilitazione. Qui si misureranno il peso e il calibro di Grillo e del grillismo da un lato, e del "popolo dei blog" dall’altro: l’organizzazione del dissenso, la sua trasformazione in elemento di rottura e di rinnovamento, sono questioni che impegnano allo spasimo, dalla notte dei tempi, qualunque leader o partito o movimento, compresi molti di quei "professionisti della politica" che, per quanto casta o lobby o Palazzo, negli anni hanno via via dato voce a qualcosa di più che ai propri meri interessi personali. (Ed è proprio questa la debolezza di Grillo: l’indeterminato mugugno contro un "sistema" che contiene al suo interno diseguali responsabilità e diseguali idee rispetto agli assetti sociali, culturali, politici e istituzionali). In altre parole, la rappresentanza della politica tradizionale è in crisi, ma sostituirla con altra politica è il solo metodo accertato di "cambiare lo stato delle cose", come già sapevano e dicevano i vecchi rivoluzionari. Amici e detrattori di Grillo, da oggi, seguiranno con mutata attenzione le sue mosse. Già altri movimenti impetuosi (da quello pro-giudici ai tempi di Mani Pulite ai girotondi a infiniti e ricorrenti subbugli studenteschi) sono finiti in niente dopo avere riempito piazze e giornali e telegiornali. E’ mancata, in quei casi, la capacità di trasformare in peso politico l’investitura popolare.