sabato 16 maggio 2009

Sveglia presto




Per la maggior parte dei contemporanei, la cui vita non è più legata al ritmo dei campi, l’alba è un’acquisizione piuttosto tardiva. Si è constatato che tra i (pochi) regali della maturità c’è l’accorciarsi del sonno, non faccio ancora parte dei beneficiari, quindi nei rari giorni in cui mi capita, mi sono chiesto, chissà se sono "i pensieri"che pretendono di più, come dicevano i nostri vecchi, o più banalmente il corpo che pretende di meno. Così ci si sveglia presto. E si beve il caffè guardando la notte scemare, e il giorno che nasce. Questa alba, quella di cui sto parlando, mi fa tornare in mente quanto sia diversa da quella attesa al termine della notte, svegli, febbrili, che in genere è l’alba dei giovani, dopo la discoteca o il pub o amori notturni e quasi sempre rimandati. Quella è un’alba distonica, ci si arriva stazzonati, con lo sguardo pesante e le caviglie gonfie. È un’alba conclusiva, e dunque perde il suo umore segreto e miracoloso, che è quello dell’inizio, del rinnovamento, del risveglio simultaneo del mondo e di noi altri, che cerchiamo con tanta fatica di assecondarlo. Tra queste due albe, quella di chi si è appena alzato dal letto e quella di chi va a dormire, c’è naturalmente dibattito. E se sono sicuro del fatto mio (cioè: sono sicuro che partecipare all’alba al risveglio sia molto meglio che prenderla di petto dopo una notte insonne), cerco però di mantenermi attento anche alle albe altrui. Del resto a chi non è capitato, d'aspettare in spiaggia il sorgere del sole, ma rivolti dalla parte sbagliata.