domenica 12 dicembre 2010

Mi scuso con l'anonimo




Pubblico un commento lasciato da un anonimo su un mio post datato domenica 28 novembre. Mi ha profondamente colpito. Lo pubblico, non tanto per le novità che apporta alla discussione: qualcuno già fece le sue stesse osservazioni, ma per l'umanità di cui è portatore sano e non contaminato da quel cinismo che spesso, io per primo, come blogger, utilizzo sulla pelle altrui. Per questo mi scuso con lui.

"Sono il figlio di uno dei tre alpinisti uccisi sabato dalla slavina sul Mortirolo.
Tutti e quattro gli alpinisti coinvolti andavano in montagna da anni.
Tutti e quattro avevano pianificato i percorsi della giornata a tavolino.
Tutti e quattro hanno scelto un percorso alternativo perché lo conoscevano meglio e perché lo ritenevano più sicuro.

Tre di loro sono tornati a casa in una cassa ed uno è tornato distrutto.

Non so dirvi nulla più di questo.

Amo la montagna ma non sono un alpinista come invece lo era mio padre.
So solo che mio padre, con il quale ho da sempre condiviso la passione per la subacquea, era una persona prudente, mai avventata e che spesso ho visto fermarsi laddove non riteneva fossero soddisfatte tutte le condizioni di sicurezza.

Se questa volta invece non è tornato indietro posso solo immaginare si fosse sentito sicuro.

Per quanto riguarda i costi di recupero, che tanto vi preoccupano, tutti e tre erano iscritti al CAI e quindi assicurati. Nel caso non fossero stati iscritti i costi sarebbero stati a carico delle famiglie".