Che cosa ci fa una slavina sul Mortirolo? o sul Cusna? Facile: fa la slavina. Per giunta la fa in un habitat tipicamente da slavina, cercando di tenere nel minimo conto possibile gli eccessi dell'uomo nella trasformazione del territorio, dei quali non porta responsabilità e con i quali ogni tanto si trova a collidere. La vera domanda (però tardiva, difficile, anzi insolubile) è che cosa ci facciamo noi uomini, in un' habitat che non ci compete ; e in quali modi, e con quali tempi, potremmo cercare di essere ospiti meno invadenti e dannosi di questo pianeta. Non si tratta di essere semplicemente prudenti, ma semplicemente meno invadenti ed egoisti. Ora per esempio chi le paga le spese del recupero di cinque cadaveri tra quelle montagne?
domenica 28 novembre 2010
Il mestiere della slavina
Che cosa ci fa una slavina sul Mortirolo? o sul Cusna? Facile: fa la slavina. Per giunta la fa in un habitat tipicamente da slavina, cercando di tenere nel minimo conto possibile gli eccessi dell'uomo nella trasformazione del territorio, dei quali non porta responsabilità e con i quali ogni tanto si trova a collidere. La vera domanda (però tardiva, difficile, anzi insolubile) è che cosa ci facciamo noi uomini, in un' habitat che non ci compete ; e in quali modi, e con quali tempi, potremmo cercare di essere ospiti meno invadenti e dannosi di questo pianeta. Non si tratta di essere semplicemente prudenti, ma semplicemente meno invadenti ed egoisti. Ora per esempio chi le paga le spese del recupero di cinque cadaveri tra quelle montagne?
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13 commenti:
E chi le ripaga le vite spezzate?Vite chhe avrebbero pototo fare chissà cosa e hanno lasciato tutto a metà?
Mah...L'uomo dovrebbe porsi tanti limiti ma la sfida è proprio quella di superarli anche a costo della vita.D'altro canto non si chiamerebbe progresso e non saremmo arrivati fin qui.ma non so se ne sia davvero valsa la pena di arrivarci per vedere tutto rimesso in discussione.Buon pomeriggio ultra piovoso e pure ammosciato:'o Napoli ha perz:(
Per quel che so, se non si tratta di escursionisti totalmente improvvisati e non appartenenti ad alcuna associazione (il CAI, per esempio), intervengono le assicurazioni (che sono da stipulare obbligatoriamente). Non saprei dire in che misura, però.
Contrariamente, se chiedi soccorso e interviene l'elicottero, non avendo nessuna tessera, paghi. Se sei vivo. Se sei morto… boh! Non so.
un modo di vedere le cose molto cinico, direi, mio caro Gians...
c'è chi ama la montagna, che, si sa, è infida
è come fare un'immersione subacquea o lanciarsi col paracadute
il pericolo è in agguato
se dovessimo rinunciare alle passioni, pensando a quanto costerebbe recuperarci...beh...saremmo un po' meschini, non trovi?
Moni, sul progresso che questi fuori pista possano donare al genere umano, nutro più di qualche dubbio.. Non starò a giudicare chi, per sua passione adora l'ebrezza di una scalata, ma chi, per sua imprudenza crea situazioni di pericolo anche per le persone poi deputate al soccorso.
Marcoz, io in questo discorso sono un pesce d'acqua dolce: mi sono limitato a constatare l'esistenza di una consistente fetta di appassionati della montagna, che regolarmente mette in allarme decine di persone per il loro recupero. Fatta l'esistenza di una disciplina sportiva che utilizza i giusti criteri per affrontare il rischio della montagna, tutti gli altri andrebbero educati prima che ci rimettano le penne.
Beh..a dire il vero non mi ero posta il problema: fatto male?
(fuori tema: quando i nomi del tuo blogroll sono azzurri, che vuol dire? Immagino sia una domanda idiota ma che vuoi farci se non lo so...:))
Un saluto da Rossella
Ww, avrò pure affrontato l'argomento con un tantino di cinismo in più del dovuto, ma il bello viene col tuo commento; nel tentativo di contrastare il mio cinismo ci hai messo di mezzo la passione e quì viene il bello. Chi ha mai detto che uno non possa morire per la sua passione, in genere tutti si muore inseguendo la passione del vivere, quando poi si muore inseguendo passioni che prevedono di default la morte, dico solo: sono morti nell'espletamento delle loro passioni.
Sposo WW. :)
Anch'io ho pensato ad un finale cinico. Simpaticamente cinico.
Rossella, non hai fatto male, ma come te io non mi sono posto il problema dei colori sulla blogroll. Immagino che il colore dipenda dal fatto che siano più o meno letti. Tornando a noi, questo non importa io ti leggo comunque.
Gians, a domanda ho risposto, con tutti i limiti che ho (non sono ferratissimo sull'argomento, anche se, a grandi linee dovrebbe essere come ho detto).
A questo punto, però, vista la tua replica, non mi è più chiaro se sei preoccupato per l'esborso finanziario o per la vita degli escursionisti della domenica.
(per dire, io, per esempio, sono più preoccupato per i soldi).
Marcoz, a dirla tutta pure io, ma anche gli effetti collaterali hanno il loro peso.
Sono il figlio di uno dei tre alpinisti uccisi sabato dalla slavina sul Mortirolo.
Tutti e quattro gli alpinisti coinvolti andavano in montagna da anni.
Tutti e quattro avevano pianificato i percorsi della giornata a tavolino.
Tutti e quattro hanno scelto un percorso alternativo perché lo conoscevano meglio e perché lo ritenevano più sicuro.
Tre di loro sono tornati a casa in una cassa ed uno è tornato distrutto.
Non so dirvi nulla più di questo.
Amo la montagna ma non sono un alpinista come invece lo era mio padre.
So solo che mio padre, con il quale ho da sempre condiviso la passione per la subacquea, era una persona prudente, mai avventata e che spesso ho visto fermarsi laddove non riteneva fossero soddisfatte tutte le condizioni di sicurezza.
Se questa volta invece non è tornato indietro posso solo immaginare si fosse sentito sicuro.
Per quanto riguarda i costi di recupero, che tanto vi preoccupano, tutti e tre erano iscritti al CAI e quindi assicurati. Nel caso non fossero stati iscritti i costi sarebbero stati a carico delle famiglie.
Caro Anonimo, il tuo commento non poteva lasciarmi indifferente, se avrai la bontà di leggermi ancora, ho appena scritto un nuovo post in risposta alle tue parole.
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