martedì 30 dicembre 2008

Pallottole




Non so se sia un modo ottimista oppure cinico per concludere l' anno. Ma ho provato a pensare che i morti e i feriti gravissimi che regolarmente capitano per i botti scriteriati e le pallottole vaganti saranno, in rapporto alla potenza di fuoco dispiegata su tutto il territorio nazionale, davvero pochissimi. Che cinque o sei incidenti mortali sulle strade ogni giorno, considerando il numero di ubriachi e di farabutti al volante, siano quasi un miracolo. Che delitti, violenze e catastrofi, se rapportati alla massa enorme dei rischi ai quali siamo esposti, alla nostra imprevidenza, alla nostra scelleratezza e alla nostra tendenza a prevaricare sugli altri, siano un prezzo fisiologico da pagare, e neanche troppo esoso. Ho provato cioè, per salutare il 2008, a ragionare esattamente al contrario di come ragionano normalmente i media, e per riflesso noi opinione pubblica. Dare importanza alla normalità e sottrarne all’eccezione, all’incidente, alla sciagura. Continuo a domandarmi se sia ottimismo o cinismo. O spirito di sopravvivenza. Auguri.

sabato 27 dicembre 2008

Aria vecchia




Neanche il Natale, con la sua solenne sospensione delle attività ordinarie, riesce a dare tregua alla maniacale presenza dei politici nelle nostre case. I giornali non escono, ma i telegiornali, con un accanimento che ha del perverso, vanno imperterriti a snidare l’onorevole Gasparri o l’onorevole Calderoli nelle loro case. Sono senza giacca e cravatta, diciamo senza abito di scena, e una zoomata della telecamera rivelerebbe senz’altro briciole di panettone sul maglione appena trovato sotto l’albero. Si capisce benissimo che hanno altro per la testa, il sorriso esprime una mite ebbrezza da spumante e da brindisi domestico, lo sguardo è velato dalla tipica patina post-prandiale, si intuisce che il capitone è a mezza strada nel suo tragitto tra esofago e intestino cieco. Eppure, con un’abnegazione che rasenta il masochismo, rilasciano dichiarazioni sulla situazione politica, che ovviamente è identica a quella del giorno precedente e similissima a quella dell’indomani. Nessuno li ascolta. Tutti, a casa, guardano il maglione e si chiedono se è un regalo di mamma o di zia. Calderoli ha detto che o si fa il federalismo o il governo cade. Probabilmente era la dichiarazione registrata di qualche Natale scorso. La politica mi puzza ogni giorno di più.

martedì 23 dicembre 2008

Tombola




Si deve essere ottimisti, diamo pure fondo alle nostre esigue casse, a feste finite lo Stato si farà carico dell'assistenza psicologica ai consumatori rovinati. Troppo costoso mettere un camper davanti a ogni banca per soccorrere i clienti collassati, lo Stato telefonerà direttamente a casa dei cittadini. Un disco preregistrato con la voce di Tremonti leggerà le cifre del debito pubblico, voce per voce, dimostrando che il dramma personale del singolo consumatore non è niente di fronte alla catastrofica voragine che sta per inghiottire l'intero paese. Già sperimentato, pare che il sistema sia ottimo: rincuorato, il cittadino sul lastrico si libererà dei sensi di colpa e correrà felice a sputtanarsi al solito poker o tombolata di fine anno, i pochi spiccioli rimasti.

domenica 21 dicembre 2008

Uno a zero


"Grazie Moni"



La decisione della Fiat di puntare tutte le sue carte future sui modelli economici pone gli analisti di fronte a una serie di interrogativi. Il primo: come farà la Fiat ad abbandonare i modelli di lusso, non avendone mai prodotto neanche uno?
Il secondo: come sarà possibile, per gli automobilisti italiani, acquistare macchine ancora più economiche della Uno di cartongesso, con motore a corda, che vinse nel 1983 il Premio Gandhi per la vettura più umile del pianeta? La risposta è più semplice di quanto non si immagini: basta guardare i parcheggi dei docenti nelle varie scuole italiane. Si parte dalla Punto Mk, (mobilità kappao) è l'auto ideale per i tempi di crisi. Alimentata a legna, ospita nell'abitacolo una caldaia, un camino e una grossa cesta per i ciocchi più ingombranti. Deve il suo nome al fatto che rimane disponibile solo un posto, quello del guidatore. Molto rilevante il risparmio energetico durante l'estate: la vettura sarà una vera e propria fornace e il guidatore dopo pochi chilometri è costretto a scendere e proseguire a piedi, ma vista la stagione, potrà di certo recarsi alla spiaggia più vicina.

mercoledì 17 dicembre 2008

Ok l'evasione...




Mentre osservo le manifestazioni a difesa del lavoro, e dei salari,che vedono in prima linea praticamente tutto il comparto dei dipendenti pubblici vessati da tagli e tornelli, non posso fare a meno di notare come questa finanziaria non abbia scatenato l’ira di liberi professionisti e di imprenditori a vario titolo. Stranamente
le corporazioni dei carburatoristi e degli anestesisti, le gilde dei salsicciai e delle merlettaie, le logge degli elettrauto e degli armaiuoli, la confraternita dei gioiellieri e altre associazioni professionali sono misteriosamente silenti. Mai tempi di “vacche magre” furono per loro tanto graditi. Eppure solo una categoria denuncia un reddito medio inferiore a quello degli idraulici. Si tratta dei neonati. Gli idraulici si giustificano sostenendo che le loro fatture, regolarmente emesse, non possono essere consegnate al cliente perché compilate dietro un water o sotto un bidet, e dunque impresentabili. Se si facesse un rapido calcolo,si scoprirebbe che se i tagli di capelli fatturati fossero quelli effettivi, gli italiani dovrebbero avere, in media, capelli lunghi un metro e mezzo e barba da fachiro.Il record di evasione appartiene al mio barbiere che ha fatturato, in dieci anni, solo una manicure, però a metà tariffa perché effettuata su un monco. In Italia, nel 2008, sono state fatturate solo dieci operazioni di plastica alle labbra, tutte intestate alla Parietti.Poiché risulta che le italiane con le labbra rifatte sono circa due milioni, ne deriva che le operazioni in nero sono la quasi totalità. Intanto Brunetta dei "ricchi e poveri", continua con i suoi assoli.

domenica 14 dicembre 2008

La parola giusta




Consuocero, cognato, figlio della sorella della moglie… le cronache dei casi legati alle miserie ravvivano l’eterna diceria delle parentele italiane, quelle di qualsiasi rettore e pure quelle del magistrato che lo fronteggia. E’ una famiglia allargatissima quella tradizionale del Sud, che estende generosamente la propria influenza benefica fino a congiunti molto lontani. Il fenomeno è già stato ampiamente descritto in sociologia, e in qualche modo, bene ha fatto Napolitano a sottolinearlo. Questo perdurare trionfale e tentacolare della "famiglia" è insieme causa ed effetto dell’arretratezza civile del nostro meridione. L’egemonia del cognato, la prevalenza dello zio, la fortuna del consuocero sono direttamente proporzionali alla debolezza del cittadino e, specularmente, dello Stato. Ci si affida ai propri cari in mancanza di altri riconosciuti strumenti di tutela e di auto-affermazione. E quando si rinfaccia al giudice, o al critico, o al nemico politico, la stessa colpa, è quasi automatico azzeccarci: quasi chiunque, in Italia e soprattutto al Sud, ha almeno un nipote o una cognata nell’armadio.

venerdì 12 dicembre 2008

Pigne in testa




Quando ero ragazzino, a Natale all’interno della pineta sul lungomare si potevano osservare decine di famigliole, segare amabilmente qualche ramo sufficientemente dritto da poterne ricavare un dignitoso alberello. Non ricordo, se fosse anche allora la crisi economica, o la del tutto inesistente cultura del verde pubblico a far compiere tali scellerati gesti. Tuttavia la festa delle radici cristiane, nella quale si celebra la decisione di Maria di portare a termine la gravidanza, è stata via via distorta lungo i secoli dalla propaganda di sinistra, che ci ha aggiunto la stucchevole retorica della miserabile capanna. Nella realtà storica, Gesù nacque in una confortevole capanna a schiera condonata (con angolo di cottura e posto-asino, a soli dieci minuti da Arcore centro) e la sua famiglia non era affatto povera, solo vessata dai giudici. Bene l'albero, indiscusso simbolo celtico, purché si evitino gli orribili abeti di plastica made in China, meglio a questo punto un ramo segato dalla pineta. Male il bue e l'asinello che alludono alle unioni di fatto, malissimo il presepe napoletano, con tutti quegli sfaccendati che stazionano per due settimane nel muschio e nella bambagia senza produrre reddito. Ma poiché viviamo in un´epoca bulimica, nella quale ogni festività, diventa quantità da ingurgitare, e ogni assaggio indigestione, come è mio solito la vivrò sobriamente, non certo purificato, amo sentirmi moderatamente contaminato perché ritengo che vivere e contaminarsi (e consumarsi, perché non dobbiamo essere avari) siano quasi sinonimi.

martedì 9 dicembre 2008

Il vero scandalo




Che Bossi disprezzi l’inno nazionale e il tricolore non solo non è una novità. È anche un’ovvietà. Un partito secessionista non può che detestare la nazione che opprime la sua nazioncina, reale o virtuale essa sia. Eppure i giornali sono zeppi di discussioni, polemiche, approfondimenti sulla riforma della giustizia: come se il "caso" di cui preoccuparsi fosse quello, e non già la presenza nel governo romano di ministri leghisti che, giurando fedeltà alla Costituzione, sono oggettivamente spergiuri, perché il loro fine dichiarato è distruggerla nel suo presupposto fondante, che è l’unità del Paese.Poco importa se la riforma viene approvata in cambio del federalismo.Di questo scandalo nessuno discute più, è uno dei tanti strappi politici, delle tante rotture istituzionali che il centrodestra è ormai riuscito a farci trangugiare, anno dopo anno. Tanto che lamentarsene è diventato insopportabilmente ripetitivo, noioso perfino per chi ripete la sbobba della propria indignazione o del proprio stupore. Le parole della denuncia sono consumate, non c’è un solo dettaglio del nostro disgusto che non sia risaputo, sono concetti, sono parole che esprimiamo con crescente fatica, sempre le stesse, sempre più scontate, sempre più inutili. E' arrivato il giorno, anche se per sfinimento, che chi ha ragione comincia a credere di avere torto. E un partito spergiuro sembra una ragionevole componente della scena politica.

sabato 6 dicembre 2008

Smargiassi




L’adolescenza è un’età di tentativi, non tutti consapevoli, non tutti fortunati. Questo l' ho intuito neanche troppo tempo fà , quando a ripensare alla mia e a quella dei miei coetanei inquieti e muti, pericolosi e in pericolo. Non tutti "smargiassi", (parola allora in uso al posto di bulli ) non tutti a rischio, però diffidenti del buon senso dei grandi, questo sì. E avidi di esperienze, questo pure, e con i sentimenti tesi a tutto tranne che alle raccomandazioni dei nostri genitori. Se però oggi i frequenti (e non nuovi) deragliamenti dei ragazzini sembrano destare un’angoscia speciale, e il cosiddetto bullismo figura sui giornali come un fenomeno quasi contagioso, forse è perché qualcosa è cambiato, radicalmente cambiato, non tanto nelle piccole e volubili società dei minori, assembramenti occasionali e veloci, quanto nella grande e edificata società degli adulti. Vacilliamo nel ruolo di autorevoli indecisi, di amichevoli incapaci, nel timore di ripetere modelli di tante vecchie famiglie, che credevano di esaurire nel divieto e nella durezza il compito faticosissimo dell’amore. Pure, qualcosa di differente dovremmo provare a dire, e a fare. Tirarli per le bretelle, magari, i nostri inermi bugiardi, e dirgli “aspetta, prova ad aspettare”. Inutile fornirgli degli strumenti che ne accelerino la crescita.


mercoledì 3 dicembre 2008

Parole zoppe




La cosa disperante è l’assoluta e irrimediabile incapacità, nel riempire il termine. Non c’è politico di sinistra che non sbandieri il suo “riformismo”.Purtroppo è una spiegazione che non spiega niente. Termine di immediata comprensione quando serviva a distinguere, dentro la sinistra, chi voleva fare il socialismo nei campi e chi invece voleva farlo in Parlamento, oggi riformista è la parola più generica, zoppa e vuota dell’intera scena politica. Con rare eccezioni (il Papa, i Pooh, Vincenzo Mollica e pochi altri) non esiste in Italia chi non si dica riformista. "Sa, io sono riformista" è diventato il “gong” di qualunque discussione, e poiché l’interlocutore subito risponde "anch’io", ma cinque minuti dopo, litigano con la bava alla bocca su ogni possibile argomento, se ne deduce che la parola è del tutto insignificante se lasciata desolatamente sola. Del resto anche "riforme", che le dà origine, è appena un contenitore vuoto dentro il quale ciascuno può metterci quello che gli pare. Ci sono le riforme liberali, quelle socialiste, quelle in favore dei poveri come le Social Card e quelle in favore dei ricchi che sono quelli che le hanno prodotte. E pure le leggi razziali, a modo loro, furono una riforma. E dunque, rimango sempre più convinto, che chi mi dice di essere riformista è come quel rigattiere Parigino che tentò di vendermi una cornice senza farmi vedere il quadro. Non necessariamente un imbroglione. Certamente manchevole.