giovedì 2 settembre 2010

Stato e fede





Tra le attività quotidiane, -che svolgo con una certa incostanza- ci sta quella di dare uno sguardo al sito Open parlamento.it. Quello che mi ha colpito anche stavolta è un DDL, il 2237 -Norme per la regolazione dei rapporti tra stato e la congregazione Cristiana dei testimoni di Geova- è l'assoluta incompatibilità tra fede e stato, eppure l'articolo 8 della costituzione parla chiaro: "Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge. Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano". Quì mi viene da sorridere, la confessione Cattolica Cristiana sappiamo bene quanto cozzi e sia in contrasto con i diritti civili di ogni cittadino, sanciti dalla costituzione. Vediamo quindi, solo per citarne una, in cosa la congregazione dei testimoni di Geova sia in contrasto con l'ordinamento giuridico italiano. Ebbene, a ogni testimone di Geova è assolutamente vietato partecipare alla vita politica, quindi anche semplicemente presentarsi alle urne per esprimere il suo voto. Ricordo che l'articolo 48 recita in una sua parte: "Il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge" Sono sempre più convinto che tra stati e religioni non vi sia nulla da regolamentare, se non le distanze da tenere l'uno dall'altra.