lunedì 22 febbraio 2010

Vanità




In una domenica pomeriggio triste, ma non per questo funestata dal motivo dell'incontro, mi ritrovo a discutere sul "sogno" che spinge alcuni genitori a indirizzare i loro figli in quel rutilante mondo che è la tivù. Non essendo un genitore, ascolto con attenzione, e il quadro che mi si definisce somiglia in tutto, a quanto già immaginavo. Mamme e papà posseduti dalla sindrome di Lele Mora, forgiano piccoli talenti. Maschietti di cinque anni in canottiera e già interamente tatuati. Bambine della stessa età, tutto il santo giorno saltellanti in cucina con pantacollant rigorosamente Danza e dal pensiero unico: "quella stronzetta del primo anno d'asilo chi crede di essere? " Fossi genitore ci "perderei" dei bei quarti d'ora -ho pensato tra me- a spiegare al pargolo, che ci sta una bella differenza tra la realtà della vita che si fa show, e uno show che rimpiazza la vita, con cavie consapevoli che alla vita rinunciano in cambio della popolarità. Ma chi lo spiega ai genitori?