martedì 17 marzo 2009

Nessun oblio




E’ interessante – e penoso – notare come l’"allarme Aids" abbia seguito il decorso, abbastanza tipico, di tutti o quasi gli allarmi sanitari di massa: prima la psicosi, poi la rimozione. Nei laboratori si è continuato a combatterlo, con risultati, a quanto si vede, molto soddisfacenti nei paesi di economia avanzata. Infatti a parte qualche sciagurato e inaccettabile caso di trasmissione del virus tramite trapianto d'organi infetti o di trasfusione, l'occidente in gran parte è riuscito ad arginarne la diffusione. Tuttavia abbiamo tutti memoria dell’emergenza planetaria di quindici-venti anni fa, quando il virus che dissesta il sistema immunitario era al primo posto tra le piaghe del futuro (cioè del nostro presente). Ci fu chi parlò di centinaia di milioni di morti, il legittimo e razionale allarme sanitario e la psicosi sessuofobica: una malattia che si diffonde soprattutto per contatto sessuale, e allora colpiva in maggior misura gli omosessuali, non poteva che catalizzare moralismi, anatemi e sensi di colpa. Ci fu chi parlò di "punizione divina" per la dissolutezza dei costumi occidentali, non sapendo ancora che molto peggio sarebbe andata nel Sud del mondo (perché un buon portafogli tutela la salute meglio di qualunque costumatezza…). E le resistenze a diffondere e pubblicizzare l’uso del profilattico furono molte e molto illustri, a cominciare da quelle vaticane. Ebbene, sentire le parole di Ratzinger appena sbarcato in Camerun, mi hanno fatto ringiovanire di vent'anni, roba non da poco.