venerdì 9 aprile 2010

Autocritica




Solo ieri, a confermare l'irrazionalità umana, e mia personale in primo luogo, ero pronto a epurarmi con queste parole: "Come una vecchia musicassetta rivoltata più volte anche io mi sono smagnetizzato. Stono e mi si allungano le vocali. Per non parlare del fruscio che oramai ha preso il sopravvento sulle sonorità. Non mi rimane che pigiare pausa e ringraziarvi per i bei balli suonati assieme". Come da mia abitudine era tutto pronto; avevo l'immagine giusta e pure la colonna sonora di contorno, abbastanza lacrimevole da intenerire chiunque avesse letto il mio requiem. Cosa quindi mi ha fatto cambiare idea, se non il fatto che ci avrei perso e tanto io stesso. Perso in termini di crescita e conoscenza (per scrivere si deve prima conoscere) senza nessuna altra velleità, scrivere innanzitutto è un piacere personale non una routine, quella in cui spesso noi blogger cadiamo dentro a piè pari, divenendo monosillabi e ripetitivi, rimescolando la cacca per farne uscire nuove fragranze, ancor più tendenti al nauseabondo. Sia chiaro, questa è una autocritica, la mia irrazionalità auto-flagellante, dovrebbe tenere al riparo chiunque invece aspiri a carriere da grande romanziere, saggista, o peggio di giornalista. Ma non ci riesco. I blog erano altra cosa, nascevano come diari personali, erano vivide le esperienze dell'interlocutore che si leggeva, si capiva il suo stato d'animo. Tutto questo si è perso, nel migliore dei casi ci si è trasformati in buone, passabili o ottime testate giornalistiche e come queste fredde, asciutte e tendenziose. In mezzo al mazzo mi ci metto pure io, ma senza piagnistei. Questa, chiamiamola comunità, potrà ancora dire tanto, ma solo se ci si scrive con il sentimento che si dedicherebbe al proprio diario personale.

Aforismi



"Il mondo è quel disastro che vedete, non tanto per i guai combinati dai malfattori, ma per l'inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare"