La domanda se esistano i famosi "limiti della satira", dettati da qualche autorità non ancora identificata oppure autoimposti, è tanto vecchia quanto irrisolta. Tanto che possiamo ben dire che no, non esistono limiti codificati o codificabili. Mutano e si spostano tanto quanto i "limiti del pudore", che assecondano oppure contraddicono le sensibilità sociali e individuali, i tabù di gruppo e di casta, le suscettibilità culturali, politiche e religiose. Ciò che diverte qualcuno offende altri. E rispetto a svariate e delicate faccende di interesse pubblico, l’eterno dibattito è tra chi ritiene improprio e volgare parlarne con i piedi nel piatto, e al contrario chi considera scandaloso e vigliacco non farlo... Saremmo, dunque, tipicamente nel campo del relativismo etico. Ognuno si arrangia e giudica, lungo il confine sempre labile (cioè: labile da sempre) che separa il dileggio dalla diffamazione, l’acutezza critica dall’oltraggio insopportabile. La lingua batte dove il dente duole, e se domani un qualsiasi vignettista, disegnasse un milite ignoto con il viso di Berlusconi, nessuno dovrebbe indignarsi, ma semplicemente chiedersi, come mai tale viso sia stato capace di sostituirsi anche a quello della ragione. Auguri di buona liberazione: La prossima.
Caccia i talenti
8 ore fa