domenica 29 marzo 2009

Geografie delle realtà



Perfino nei telequiz di serie B c’è in genere un notaio che certifica che la capitale d'Italia è Roma e non Nazaret. Possibile che le istituzioni della Repubblica non riescano a dotarsi dello stesso comfort, riuscendo a stabilire con certezza quanti siano i politici laici e quanti invece non lo siano, quanti i pregiudicati mai entrati in galera grazie all’indulto, quanto l’effettivo sbilancio dello Stato eccetera? Poche sensazioni sono penose come questo continuo e astioso bisticcio non già sulle opinioni, che sono tutte legittime e possono essere anche cento tutte diverse, ma sulle nude cifre, che non possono non essere uguali per tutti. Nella politica italiana i tre quarti delle liti, delle accuse reciproche di mendacio, dei risentimenti personali, delle dichiarazioni stentoree, si fondano su dati deformabili (o deformati dolosamente): una condizione che, tra i sani di mente, impedisce di formarsi un’opinione solida. Non è il comune sentire, è il comune capire a difettarci. Si dovrebbe istituire un Garante della Realtà, o un’Authority dell’Oggettività, che sanzioni gli spacciatori di dati fasulli. Perché se la capitale d'Italia può essere indifferentemente Roma o Nazaret, allora è l’intera geografia a dover chiudere bottega. E ci si occupa d’altro, alla fine.