domenica 28 marzo 2010

Caro Fede




Avevo già letto questa lettera sulle pagine di Repubblica di qualche giorno, fa e oggi mi ci sono imbattuto nuovamente on line. Riporto per snellezza la parte conclusiva:
"Non le voglio le tue scuse, caro Fede, chiedo scusa io: per essere rispettata come donna ho dovuto ricordarti di aver fatto parte del clan dei prepotenti e degli arroganti. Sia per me e per tutti un momento di profonda riflessione". In sostanza ciò che noi andiamo dicendo da anni sull' entourage berlusconiano da sempre ai limiti della sospensione dell' etica pubblica, a molti nostri connazionali, come la signora offesa, pareva il normalissimo esercizio di un normalissimo vivere e scalare i palazzi di Segrate. Cercare di discutere con loro al momento è perfettamente inutile: per loro chiunque di noi è, banalmente, un comunista o un invidioso. Non resta che ripeterci tra noi, come vecchi scorbutici, l' elenco di ciò che ci pare vergognoso. E attendere, fiduciosamente, che tra qualche anno si accorgano di essere stati presi per i fondelli anche loro. Senza fargli fretta, però: hanno tempi di apprendimento che non lo consentono. Mi spiace per la signora, che si goda la sua pensione, ma probabilmente Fede la ha riconosciuta fin da subito.